Epigrafe della Chiesa di San Giovanni Battista di Ciminna ad opera di Paolo Amato.

Epigrafe d’ingresso nella Chiesa di S. Giovanni Battista

Sulla porta della Chiesa di San Giovanni Battista è ben visibile un’epigrafe in latino ai piedi di una Croce in rilievo sulla pietra, delimitata da tre conchiglie.

Lasciando da parte la simbologia legata alla conchiglia[1], della quale si tratta altrove, ci soffermeremo sull’analisi testuale dell’iscrizione.

Porta della chiesa di S. Giovanni Battista. Sopra l'arco della porta si trova l'epigrafe scolpita.
Porta della chiesa di S. Giovanni Battista

Il testo latino recita:

Praecursor ad Christum: Tu ad me venis? (Matth. c. 3, v. 14)Hospite Te puero saltavi. Hac Aede peremptum
excipio. Heu stupidus reddor agone silex.
A.A. R.S. 1709
(Anno a Restitutione Salutis 1709)

 Eccone la traduzione:

Il Precursore al Cristo: Tu vieni a me? (Matt. C. 3, v.14) Ho gioito quando, durante la tua fanciullezza, eri ospite. Tramite questo tempio innalzo chi è stato trucidato. Ahimé con la gara ritorno una stupida pietra.
(Anno dalla Restituzione della salvezza 1709)

Il primo rigo è scritto in prosa ed è tratto dal Vangelo secondo Matteo e si intende che il Precursore è San Giovanni, a cui la Chiesa è dedicata.

Il secondo e il terzo verso invece formano un distico elegiaco: il secondo è un esametro dattilico e il terzo è un pentametro dattilico.

A parlare in poesia è la pietra stessa della Chiesa che dice a San Giovanni che è stata contenta di ospitarlo da fanciullo e questo probabilmente è un riferimento alla Chiesa preesistente più piccola che ospitava, per l’appunto, San Giovanni Battista.

Con il nuovo tempio, continua la pietra, viene innalzato il Cristo ucciso, ma chiosa ammonendo le confraternite e i devoti in generale: “con la lite ritorno ad essere una stupida pietra.”
Le tre frasi di senso compiuto presentano anafora consonantica di H.

È evidente che l’epigrafe é stata scritta da una mano esperta e colta: sicuramente quella di Paolo Amato, la cui perizia nello scrivere poesia latina è nota dai versi scritti negli apparati effimeri della Cattedrale di Palermo per la festa di Santa Rosalia.

 

Domenico Passantino

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