Un’importante chiesa di Ciminna è la Rettoria – Chiesa della SS. Trinità, detta anche Chiesa del Carmine, della quale si narrano brevemente le vicende.
Nel registro delle rendite della Chiesa del Carmine, curato dal Sac. Dr. D. Antonino Alonge a partire dal 1784, si attesta come gli antichi abitanti del luogo edificarono una chiesa dedicata alla Santissima Trinità. Successivamente, vi fondarono una confraternita omonima e, per devozione alla Madonna del Carmelo, eressero tra il 1602 e il 1603 un modesto convento. Quest’ultimo comprendeva un dormitorio con cinque celle, il refettorio, la cucina, la dispensa e un piccolo giardino adiacente, oggi accessibile tramite un arco.
In esso, dovevano soggiornare almeno 2 religiosi dell’Ordine Carmelitano, dei quali uno doveva essere Prete. E per evitare discordie e risse fra religiosi e confrati, con atto del 25.12.1601, presso il Notaio Francesco Urso, si fece un capitolato, in forza del quale, la Chiesa fu consegnata a Detti religiosi, eccetto una sola Cappella rimasta per uso dei detti confrati.
Il piccolo Convento, durò solo 57 anni, perché nel 1660 fu soppresso dall’Ill.mo e Rev. D. Pietro Martinez, Arcivescovo di Palermo e delegato della sede apostolica, considerato che i religiosi non possedevano il mantenimento prescritto dalla costituzione e Bolle Pontificie.
Nel 1728, la Signora Don Giovanna Grifeo e Filangeri, Duchessa di Ciminna, donò alcune rendite alla Chiesa del Carmine e nei locali dell’abolito Convento, fondò un reclusorio di donne oneste, con lo scopo di attendere al Divino servizio. Ma esso durò poco, perché dopo la morte della Fondatrice, mancarono i servizi necessari al suo mantenimento.
Successivamente, con le rendite donate dalla Principessa Grifeo e con elemosine fatte da alcuni devoti, e specialmente da Don Giovanni Martino Bongiorno e dal Sac. Francesco Passantino, nel secolo 18° la Chiesa del Carmine fu ristorata e ridotta alla forma attuale.
Fu così che fu resa Sacramentale con privilegio del 26 aprile V ind. 1787, emanato dall’allora Arcivescovo di Palermo. Le rendite furono accresciute per devozione dei fedeli alla Madonna del Carmine, ed incamerate dal demanio con verbale del 28.09.1868.
Nella Chiesa del Carmine esisteva la confraternita della Mastranza, che aveva lo scopo di fornire a spese proprie la cera al clero ed ai confrati nella processione del Crocifisso.
Anche in questa, seppur più piccola rapportata alla Chiesa Madre e San Giovanni, insistono opere d’arte di pregevole fattezza che di seguito vengono elencate:
- Entrando dall’ingresso, a destra troviamo la Cappella di San Nicasio, pittura ad olio del 17° sec., artista ignoto, quadro di San Francesco Giacinto e statue di San Crispino, Crispiniano e San Francesco.
- Successivamente la seconda Cappella dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù, statua in legno del 1941; Quadro olio su tela della Madonna dell’aiuto del 18° sec.
- Cappella di San Giuseppe – Statua in legno del 1960.
- Altare maggiore: Pala d’altare della SS: Trinità del 18° sec. Del pittore Melchiorre Di Bella.
- Nel lato sinistro: Gruppo scultorio Madonna del Carmine del 1781 del Maestro Filippo Quattrocchi.
- A seguire Cappella con statuetta raffigurante Gesù Bambino del 18 sec. Sempre del Maestro Filippo Quattrocchi.
- Per finire Cappella con Pala d’altare di Sant’Eligio del 17° sec- autore ignoto.
testo di Giuseppe Guttilla
immagine di copertina tratta da Google Maps
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